Luca Colferai

Fotografia Luca ColferaiLuca Colferai, poeta e scrittore, grafico e cibernetico, visionario idealizzatore mitopoietico, è nato a Venezia quarantadue anni fa. Professore di lettere a riposo, pubblicista inveterato e tipografo redento, è Procurator Grando de I Antichi con il nome di Colo de Fero. Il suo colore ideologico è il rosa: rosa è il colore dell’amore, rosa è il colore dell’ardore, rosa è il colore del mio cuore.

1. Lei è uno dei protagonisti del Carnevale di Venezia. Quando è iniziata questa passione?
Da subito. Nel 1980 i Antichi, che erano appena nati, come me, organizzarono la prima Festa Macabra in Campo San Maurizio. Fu un trionfo: il campo era strapieno di gente mascherata da zombie, vampiri, cortomaltesi defunti, impiccati arrapati e meravigliose vampiresse di tutte le età. Da quell’anno, ogni anno, seguivo le loro feste. Nel 1984 diventato un po’ più grande ero giovane cronista e scelsi di intervistare l’allora Priore e Fondatore della Compagnia, Paolo Zancopè, per i preparativi della Festa delle Cortigiane.
Entrai nella sua bottega di antiquario in Campo San Maurizio e da quel giorno non ne sono più andato via… Ho percorso tutta la gerarchia (se così possiamo chiamarla) de I Antichi: da Compagno de Calza ad Alfiere. Poi alla morte del Gran Priore i Compagni de Calza, all’unanimità mi hanno eletto Priore. Una grande responsabilità e un grande onore. Ora sono Procurator Grando, titolo onorifico che non cambia il fatto che debba montare il palco e lavorare come tutti gli altri (e forse di più).

2. I vostri eventi attraggono sempre un maggior numero di persone. Desiderio di trasgressione?
Desiderio di trasgressione e soprattutto il grande rapporto di gioco, divertimento e onestà tra I Antichi e i partecipanti alle nostre feste: noi ci consideriamo dei professionisti del divertimento e non dello spettacolo. E consideriamo il pubblico un insieme di protagonisti e non una massa di spettatori. Partecipare alle nostre feste è essere protagonisti di una sorta di psicodramma delirio collettivo fatto per divertirsi e divertire. Tutto il contrario di quello che comunemente avviene negli spettacoli di piazza, dove gli esseri umani vengono considerati dei mongoloidi in grado di bersi qualsiasi schifezza propinata da intrattenitori prezzolati.

3. Quando è nata l’idea del festival della poesia erotica?
Il Festival di poesia erotica è intitolato a Giorgio Baffo, poeta eroticissimo del Settecento veneziano, che noi consideriamo il nostro padre spirituale; e a Paolo Emanuele Zancopè, nostro fondatore, che è invece il nostro padre carnale. È un omaggio alla memoria di entrambi che abbiamo iniziato tredici anni fa, subito dopo la dipartita di Zane Cope. Sorprendentemente occorre diffidare delle imitazioni: alcuni decerebrati sono riusciti (dopo dieci anni) a concepire la falsificazione del nostro festival, generando una spiacevole confusione nei nostri numerosissimi appassionati e sostenitori. Ma noi li schiacceremo.

4. Quali altri eventi organizza o co-organizza durante il Carnevale di Venezia?
Quest’anno, nel segno dell’ironia bonaria (ma non per questo inoffensiva) che caratterizza lo spirito veneziano abbiamo deciso di essere equanimi: prendiamo in giro tutti. Sbeffeggiamo il tradizionalismo ebete prendendocela con la Festa delle Marie con una rude Festa dei Marìi (in veneziano "marìo" è "marito"); sbertucciamo l’insipienza e l’impotenza dei partiti cittadini che non sanno trovare un candidato sindaco con le nostre "Primarie de I Antichi" sorta di autocandidatura di tutti i veneziani con selezione in diretta e non priva di brogli (lo abbiamo chiamato "Se mi podesse…"); non tralasciamo di infastidire i sessuofobi/omofobi con la grande chiusura di martedì grasso intitolata "Todos Maricones" ("tutti culattoni!") fra danze cult e outing collettivi e singoli. Forse siamo gli unici, non solo a Venezia, che hanno guardato il calendario e si sono accorti che i quattro numeri grandi dicono 2005.

5. Qual’è l’evento da Lei organizzato durante il carnevale che le ha dato maggior soddisfazione?
Non uno ma due. Il primo è il Trionfo de la Morte, in tutte le sue edizioni: ricostruzione incredibile di un evento medievale che tutti pensano dimenticato ed invece è un esorcismo ancora valido per i nostri cuori; e poi la genialata de "Il Casanova Inquisito" prima festa spettacolo di varietà comico acrobatico erotico con cui abbiamo anticipato tutti, anche i grandi de Le Cirque du Soleil, che all’eros sono arrivati dopo e a Las Vegas (dove la carne tira!)

6. Cos’è che cambierebbe dell’attuale Carnevale di Venezia?
Tutto in generale e ogni cosa in particolare. Ma prima di tutto quello che da venticinque anni sosteniamo: basta palcoscenico in Piazza San Marco, basta spettacoli televisi spacciati per eventi di carnevale. Perché un essere umano dovrebbe venire a Venezia per vedere la stessa immondizia che può vedere comodamente seduto nella poltrona del salotto, con il telecomando in mano e la possibilità di fare la pipì quando gli scappa? Perché condannare gli altri ad essere spettatori per tutta la vita? Noi sogniamo, e abbiamo realizzato nel 1992 e 1993, un Carnevale a misura d’uomo e di veneziano. Ma questo è un lungo lunghissimo discorso…